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Vittorio Sgarbi afferma che "la caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le aspettative". Da questo irrefrenabile impulso, strettamente connesso all'impossibilità di rinunciare alla bellezza e al profondo amore per la propria terra, da questo collezionismo "rapsodico, originale, che ambisce a rapporti esclusivi con le opere come persone viventi", è sorta, incontro dopo incontro, una vera e propria summa dell'arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri: un coltivato assortimento (e accanimento) che riflette la cultura ampia e multiforme di chi ha rintracciato, acquisito, studiato e in ultimo protetto i preziosi tasselli che lo compongono. La selezione di dipinti, disegni e sculture dalla fine del Quattrocento alla fine dell'Ottocento della collezione Cavallini Sgarbi vuole dar conto in primis della peculiare e complessa "geografia artistica" della nostra nazione. Rappresentati in maniera significativa sono i pittori marchigiani o attivi nelle Marche, come Johannes Hispanus, Cola dell'Amatrice, Lorenzo Lotto, Giovanni Francesco Guerrieri, Simone Cantarini, Andrea Lilio, Sassoferrato, Pier Leone Ghezzi e Francesco Podesti. Ampiamente documentate le altre principali scuole pittoriche italiane.